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accecare v.; acceco [a©©$ko] (meno com. accieco [id.]), ‑chi — non acciecare — in tutta la coniug., ‑ce‑ [-©$-] (meno com. -cie- [id.]) se tonico, -ce- [-©e-] (non -cie-) se atono — es.: Accieca il fumo, il foco arde e s’apprende [a©©$ka il f2mo, il f0ko #rde e SS appr$nde] (Tasso); levami un po’ quel lume dinanzi, che m’accieca… [l$vami um p0 kUel l2me din#nZi, k% mm a©©$ka…] (Manzoni); l’ambizione acceca [l ambiZZL1ne a©©$ka] (De Sanctis); Dio m’accechi se è vero! [d&o m a©©$ki Se H vv%ro!] (Pratesi); accècati, io son cieca! [a©©$kati, io Son ©$ka!] (Pirandello); vogliono vivere in un furore cieco che acceca [v0l’l’ono v&vere in un fur1re ©$ko ke a©©$ka] (Valgimigli)

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo