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buono [bU0no] agg. — pop. o poet. bono [b0no]: Fa de’ boni più tristo l’esiglio [f# dde b0ni pLu ttr&Sto l e@&l’l’o] (Manzoni) — tronc. (buon, sempre senz’apostrofo) nel sing. m. davanti al suo sost. se questo comincia per voc., semicons., cons. scempia, muta + liquida: buon avvocato (non buon’avvocato), buon cliente; il buon ladrone, il buon padre di famiglia; a buon prezzo, di buon mattino; arrivare buon ultimo (non buon’ultimo); vedere di buon occhio (non di buon’occhio); non sempre, se comincia per z o ps: buon (o buono) zappatore, buono (o buon) psichiatra; mai, nell’uso più corretto, se comincia per altri gruppi di consonanti oppure per gl(i), gn, sc(i): buono (meno bene buon) scultore, buono (meno bene buon) sciatore — altri casi di tronc.: buon a nulla (o buono a nulla); buon per me, per te, ecc. — non più ammesso nell’uso mod. il tronc. del pl. m. buoni: es.: i buon sospiri [i bU0n SoSp&ri] (Dante); alle giovani i buon bocconi e alle vecchie gli stranguglioni [alle J1vani i bU0m bokk1ni e alle v$kkLe l’l’i Strajgul’l’1ni] (Boccaccio); non avevamo noi fatto tutte le cose da buon cristiani? [non avev#mo n1i fatto t2tte le k0Se da bbU0j kriStL#ni?] (Manzoni) — ristretta a pochi casi, nell’uso scritto, l’elis. del sing. f. (buon’, sempre con l’apostrofo): non c’era buon’aria per lui [non © $ra bUqn #rLa per l2i] (Manzoni); Come il buon cuore per la buon’opera [k1me il bUqj kU0re p%r la bUqn 0pera] (Pascoli); se non altro avevano avuto una buon’annata di segala [Se nnon #ltro av%vano av2to una bU0n ann#ta di S%gala] (Calvino); arrivare buon’ultima (non buon ultima); ma cfr. buon’anima, buon’ora, buonuscita — superl. bonissimo (meglio che buonissimo); dim. bonino (meglio che buonino); accr. (dell’uso fam. tosc., con valore simile a quello del superl.) bonone (meglio che buonone); e cfr. bonaccione — sim. i cogn. Buon [bU0n], Buoni, ‑no, Dello Buono, Lo Buono — cfr. Dal Buono; Del Buono; Monte Buono; Ottoboni; poco di buono; San Buono