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dire v.; dico [d&ko], dici [di], dice [de], diciamo [di©#mo], dite [d&te], dicono [d&kono] — imperf. dicevo [di©%vo]; pass. rem. dissi [d&SSi], dicesti [di©%Sti]; fut. dirò [dir0+] (pop. tosc. dirrò [dirr0+]); pres. cong. dica [d&ka], diciamo [di©#mo], diciate [di©#te], dicano [d&kano]; imper. di’ [di] o [id. o di+], dite [d&te]; part. pres. dicente [di©$nte]; part. pass. detto [d%tto] — tronc. costante nelle locuz. per dir così (anche per così dire), che dir si voglia e a dir poco, a dir molto; frequente, sia nell’inf. sia in altre forme, in molti altri casi: dir di sì, dir bene, non dir nulla, dir pane al pane (anche dire, ecc.); dicon sempre, diran tutto (più com. dicono, diranno, ecc.) — per dire, d’uso ant. il latinismo dicere [dere] (insieme con dicerò [di©er0+] per dirò, ecc.): Piangendo parea dicer: «Più non posso» [pLanJ$ndo par%a der: «pL2 nnom p0SS] (Dante); quel ch’io ti dicerò [kU%l k io ti di©er0] (id.) — imper. con enclitiche: dille [d&lle], diccelo [d&©©elo], ecc. — antiq. l’elis. davanti a pronomi: diss’io, diss’egli, più di rado dich’io, dic’egli, ecc. (spec. come inciso): pare, diss’io, che qui pochi mi conoscano [p#re, diSS &o, ke kkU& pp0ki mi kon1Skano] (De Sanctis) — cfr. addire; adire

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo