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bisestile [bi@eSt&le] agg. — bisextus [biS$kStuS] o bissextus [biSS$kStuS], in lat., il giorno che ogni quattro anni s’intercalava nel mese di febbraio facendo «doppio» il «sesto» giorno avanti le calende di marzo; di qui nel volgare fin dal ’2-300 bisesto (agg. e s. m.) e bisestile, parole di composiz. remota ormai sentite come parole semplici (al pari di bisaccia, in lat. bisaccium «doppio sacco»); di qui, ancóra, la pn. sonora della prima -s-, attestata già dai grammatici toscani del ’5-600 (C. Tolomei, P. F. Giambullari, B. Buommattei) e poi praticam. da tutti i dizionari, in linea con la lettura di bis- prevocalico nelle parole semplici (bisogno) o sentite come tali (bisaccia) o formate in it. con bis- come primo elemento (bisavolo, bisunto), a differenza invece dei composti nuovi con bi- davanti a s-, venutisi a formare dal ’500 in poi (bisillabo, bisulco) e cresciuti assai di numero coi termini dòtti dell’8-900 (bisessuale, bisettrice) — da non escludere una pn. sorda, anche in Alta Italia e in Toscana, presso chi sia portato a riflettere sull’etimo latino o sulla gf. biss- d’altre lingue europee (ingl., fr., port.)