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paternostro [patern0Stro] s. m.; pl. -stri — es.: Falli per me un dir d’un paternostro [f#lli per m% un d&r d um patern0Stro] (Dante); finora ho detto per lui de’ paternostri [fin1ra q dd%tto per l2i de patern0Stri] (Manzoni) — come nome della preghiera, spesso con P‑ maiusc. (in quanto sia inteso come tit.), e anche nella forma it. Padre nostro o in quella lat. Pater noster [p#ter n0Ster], tutt’e due inv. (quest’ultima, poi, anche accorciata in Pater: es. recitar tre pater, ave e gloria) — solo paternostro nei sign. fig. («pallina del rosario; pasta da minestra») e nelle varie locuz. scherz. o spreg.: chi non ha detto il paternostro di san Giuliano [k& nnon a dd%tto il patern0Stro di San JulL#no] (Boccaccio); dicevi il paternostro della scimia [di©%vi il patern0Stro della šš&mLa] (Luigi Pulci); a biascicar paternostri e deprofundis [a bbLaššik#r patern0Stri e ddHprof2ndiS] (Nievo); invece d’infilar paternostri [inv%©e d infil#r patern0Stri] (Verga) — sim. i cogn. Paternoster [patern0Ster], Paternostro