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possedere [poSSed%re] v.; possiedo [poSSL$do] — coniug. come sedere con -e- non dittongata fuori d’accento (es. possederò [poSSeder0+], meno bene possiederò [poSSLeder0+], ecc.) — tuttavia, per possiedo, -di, -de, ‑dono, possieda, ‑dano, possibili in poeti toscani del ’300 e frequenti fino all’800 in autori d’altre regioni le forme possedo [poSS$do], -di, -de, -dono, posseda [poSS$da], -dano con -e- tonica non dittongata: Qual più gente possede [kU#l pLu JJ$nte poSS$de] (Petrarca); lascio che tutto conseguisca e posseda quell’ingrato di mio marito [l#ššo ke tt2tto konSegU&Ska e ppoSS$da kUell ijgr#to di mio mar&to] (Goldoni) — in uso ancor oggi, per possiedo, -dono, possieda, -dano, le forme meno com. posseggo [poSS$ggo], ‑gono, possegga [poSS$gga], ‑gano