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pro [pr0+] (meno com. prò [id.]; meno bene pro’ [id.]) s. m. («giovamento») — es.: tutto era diretto a quel fine; e tutto, o più o meno, tornava in pro [t2tto Hra dir$tto a kkUel f≠ e tt2tto, o ppL2 o mm%no, torn#va im pr0] (Manzoni); e che pro sarebbe stato per voi, se avessero taciuto? [e kke ppr0 SSar$bbe St#to per v1i, Se av%SSero ta©2to?] (id.); buon pro ti faccia [bUqm pr0 tti f#©©a] — tronc. dell’ant. prode, distinto fin dall’origine dall’altro prode (agg. «valoroso») per essere sostantivo (solo masch. e solo sing.) e per rientrare in differente sfera semantica, pur avendo in comune l’etimo nell’agg. prode del tardo latino, tratto da prodesse «giovare» (prode est da prodest «giova»)