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senza [S$nZa] prep. — elis.: senz’altro, senz’armi, senz’ali, senz’auto, ecc.; solo facoltativa l’elis. davanti a voc. diversa da a‑ (es. senz’odio o senza odio), davanti a voc. atona (es. senz’amore o senza amore), davanti a parola debolm. accentata (es. senz’altro aumento o senza altro aumento) — nella lingua ant., anche sanza [S#nZa]: Sua disianza vuol volar sanz’ali [S2a di@i-#nZa vU0l vol#r SanZ #li] (Dante): forma fior. tipica, abbandonata già dal Petrarca e per lo più anche dal Boccaccio, ma ricorrente ancóra in autori del ’500 (Machiavelli, Guicciardini); giustificata nel fior. ant. da quella stessa tendenza ad aprire -en- in -an- se seguìto da vocale tonica a cui si dovettero danaio, sanato, tanaglia (con cui poteva andare la prep. sanza in quanto spesso proclitica) — molto diffusa, e preval. nella Tosc. pis.-lucch., una pn. con -e- chiusa in conseguenza della frequente posiz. di senza in proclisi: pn. chiusa che può ricorrere inavvertita spec. nella forma elisa davanti a vocale tonica in locuzioni più o meno fisse (senz’altro, senz’armi, ecc.), anche in bocca di chi fa di regola aperta l’-e- in ogni altra posiz. (e tanto più in posiz. isolata o in fine di frase: farne senza [f#rne S$nZa]) — con -e- aperta l’uso domin. di Fir. e di Roma, conforme all’origine dal lat. absentia con -e- breve per natura — cfr. forse