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zaffiro [+zaff&ro; meno bene +z#ffiro] s. m. — es.: Dolce color d’oriental zaffiro [d1l©e kol1r d ori-ent#l zaff&ro] (Dante); O Gorgona color dello zaffiro [o gorg1na kol1r dello zzaff&ro] (Pascoli); e con acc. scr.: due perle o due brillanti, due zaffìri [due p$rle o dd2e brill#nti, d2e zzaff&ri] (Palazzeschi) — latinismo poet. saffiro [Saff&ro]: Bonaccia, e nel saffiro non è nube [bon#©©a, e nnel Saff&ro non H nn2be] (D’Annunzio) — forma originaria con s- (gr. σάπφειρος / sáppheiros, lat. sapphirus); scambio tra s- e z- sorda nella frequente occorrenza dopo cons. finale (un saffiro, il s., bel s., letto come un zaffiro, il z., bel z.); quindi livellam. della z- alla sonora di zeffiro e degli altri grecismi: e questo, fin dalle più antiche attestaz. della pn. di tale consonante iniziale (fine del ’600, Spadafora) — costante nella tradiz. poet. l’acc. sulla penultima, conforme al lat. sapphirus [Saff&ruS] con -i- lungo (ed esteso senza eccezioni alle forme rizotoniche del der. inzaffirare) — ma freq. pure, non da ieri, una pn. sdrucciola (attestata già da F. Baldinucci, 1681, per l’uso dei «Gioiellieri» in contrapposto ai «Poeti», poi da vari dizionari dialettali): pn. sdrucciola dovuta più prob. all’attraz. di zeffiro, e all’apparenza più raffinata delle voci sdrucciole in genere, che a una reviviscenza dell’accentaz. greca, oltretutto non verosimile in ambienti meno cólti; comunque sia, pn. sdrucciola non sempre respinta dagli stessi uomini di lettere: come si ricrea una luce di zàffiro Per gli uomini Che vivono laggiù [k1me SSi rikr$a una le di zz#ffiro per l’ U0mini ke vv&vono laJJ2] (Montale)

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo