Guarda più in là del DOP: guida alle voci che non trovi
Osservazioni generali:
L’accento tonico cade di solito sulla prima sillaba del radicale di ciascuna parola; ma non è una regola assoluta. Fanno eccezione molte parole, soprattutto d’origine straniera.
Le vocali ä, ö, ü sono talvolta sostituite, specialmente quando manchi il segno in tipografia e più spesso se maiuscole, dai gruppi ae, oe, ue.
Le vocali possono avere pronunzia breve o lunga. Nel caso di e, i, o, ö, u, ü, il suono breve è insieme aperto e quello lungo è chiuso; nel caso invece di a e di ä il timbro della vocale non cambia. Le vocali lunghe sono indicate qualche volta col raddoppiamento nella scrittura (es. aa, oo, rispetto ad a, o), qualche volta con l’aggiunta di lettere mute (es. eh, ie, rispetto a e, i); ma nella maggior parte dei casi la lunghezza non è rappresentata dalla scrittura. Si può dire in generale che una vocale è breve se è atona o se è seguita, nella scrittura, da due o più consonanti (regola, questa, che ha parecchie eccezioni coi gruppi grafici ch, rd, rt, rz, ss, st); è invece lunga se è insieme tonica e seguita da non più d’una consonante.
Non si fa invece distinzione tra consonanti di diversa durata. Le consonanti scritte doppie sono pronunziate scempie come le altre; la loro scrittura doppia dà solo un indizio di pronunzia breve della vocale da cui sono precedute.
Le consonanti sonore b, d, g, w, quando si trovano alla fine d’una parola o d’un elemento di parola composta, e quando sono seguite da consonante sorda (in determinati casi, anche da consonante sonora), si pronunziano sorde (come se fossero scritte rispettivamente p, t, k, f).
Una consonante finale di parola non fa sillaba, come farebbe in italiano, con la vocale iniziale della parola seguente. Lo stesso stacco si ha di regola anche tra i diversi elementi d’una parola composta.
Le lettere iniziali dei sostantivi sono sempre maiuscole.