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mogliera [mol’l’$ra] s. f. |
Il sostantivo femminile mogliera ha la pronunzia mol’l’$ra, con l’accento sull’-e-, ch’è aperta, e col normale valore, qui raddoppiato perché tra vocali, del gruppo grafico gli (si noterà anche che l’-i- della grafia è muto, cioè non vi corrisponde nessun suono, come sempre quando il gruppo gli è seguìto da vocale). |
— voce ant., oggi scherz., per «moglie» |
La voce mogliera appartiene all’uso antico (non è semplicemente una voce antiquata), e ha il significato di «moglie»; ma è tuttora usata e usabile in tono scherzoso, senza divario di significato. |
— solo dell’uso ant. la forma mogliere [mol’l’$re]: ha tua sorella per mogliere [# ttua Sor$lla per mol’l’$re] (Boccaccio) |
Puro arcaismo, sconosciuto all’uso moderno, sia pure solo scherzoso, è invece la variante mogliere, la cui pronunzia mol’l’$re è identica a quella di mogliera, salvo per la vocale finale. Di questa variante dà un esempio la frase ha tua sorella per mogliere, che si lègge nel «Decamerone» di Giovanni Boccaccio (1313-75): nella trascrizione fonetica # ttua Sor$lla per mol’l’$re è da osservare il raddoppiamento del t- di tua, dovuto alla voce verbale ha, la cui capacità rafforzativa è indicata a suo luogo, cioè sotto avere, mediante la crocetta della trascrizione a+; ed è pure da osservare la mancanza d’accento dello stesso aggettivo tua e della preposizione per, che difatti sono proclitici, e solo in una pronunzia artificiosa potrebbero portare nella frase un loro accento tonico. |